Amadeus in piedi al leggio, Checco Zalone, ospite nel corso della seconda serata della 72esima edizione del Festival di Sanremo, al sua fianco per interpretare tutti i personaggi della sua fiaba Lgbtq+. Un racconto che in teoria aveva il fine di redarguire ed istruire gli omofobi, ma che invece ha preso una brutta piega. Il web è esploso tra le polemiche. Il suo intento sarà pure stato nobile, però il modo in cui ha sviluppato la sua storia non è stato per nulla apprezzato.
Il presidente dell’Arcigay Molise Luce Visco è stato uno dei primi ad opporsi in rete allo spettacolo di Checco Zalone, poi anche Vladimir Luxuria e Francesco Cicconetti aka Mehths e tanti altri utenti. La fiaba raccontava la storia di un Re disperato perché il figlio non era ancora sposato.
Checco Zalone, polemica dopo Sanremo
Quest’ultimo infine si innamora di Oreste, prostituta brasiliana che Florenza, la fata di Cosenza, trasforma in donna transessuale che poi intona una canzone arrangiata su Almeno tu nell’universo. La domanda principale, ce ne sarebbero tante, è perché associare i trans sempre alla prostituzione?
“Ciao c’è gente strana, che vole a fragola e la banana. Viene da me continuamente, poi dopo un po’ si pente, non è più cliente, ma poi torna d’accapo. Chiediglielo a Lapo. Sai la gente colta, è la prima che si volta. C’è un professao di storia greca, che la mattina spiega e la sera poi si piega e vole che gli dico in greco antico, mo sarei un diverso. Che ipocrisia nell’universo. Di me si sa, soy metà e metà vero ma tu sei un coglione intero. Per questo pagherai di più”, le parole della canzone che Checco Zalone ha intonato all’Ariston. Anche con il concetto di ‘metà e metà’ non ci siamo.
Una donna o un uomo transessuali non sono ‘metà e metà’, non lo sono mai stati. Nemmeno quando erano bambini, prima di prendere coscienza della loro identità di genere. Questo, ed altri motivi, come anticipato, hanno risvegliato l’indignazione della rete, che si aspettava di più o comunque altro da Sanremo 2022. Luce Visco ha detto infastidito e deluso: “Accogliamo delusi che quello che doveva essere il Festival dell’inclusione diventa luogo di ripercussione di stereotipi macchiettistici superati e facenti parte di una modalità di intrattenimento discriminatoria e superata”.
#zalone perché parlare di trans sempre abbinandole alla prostituzione? Va benissimo la critica all’ipocrisia dei falsi moralisti ma si può fare di meglio evitando le solite battute sugli attributi sessuali (rima con “azzo”) e il numero di scarpe (48). Meglio ridere che deridere.
— vladimir luxuria (@vladiluxuria) February 2, 2022
“Il teatrino andato in scena tra Amadeus e Zalone descrive le persone trans in maniera anacronistica e fuorviante, e per questo è necessario chiedere scusa a tutte quelle persone offese. Le persone trans, con tanto di accostamento alla prostituzione, non meritano di essere ancora etichettate in tal modo”, ha chiuso.
Seguito poi da Luxuria: “Perché parlare di trans abbinandole alla prostituzione? Va bene la critica all’ipocrisia dei falsi moralisti ma si può fare meglio evitando le solite battute sugli attributi sessuali (rima ‘azzo’), il numero di scarpe (48). Meglio ridere che deridere”.
Poi è stato anche il turno del seguitissimo Francesco Cicconetti, ragazzo transessuale molto acclamato ed ascoltato sui social. “Siamo d’accordo volesse parac*lare l’italiano medio e ci abbiamo creduto tutti inizialmente, il problema è che, se in alcuni punti si coglieva il suo prendere le distanze da certi atteggiamenti, in altri è caduto a piè pari negli stereotipi che credeva di star annientando”, ha riflettuto aggiungendo: “Battute sulle sex worker brasiliane ed è tutto da Sanremo 1922. Però siamo noi che non capiamo l’ironia eh”. “Vergogna”, “Anteguerra”, “Ma dai, basta” gli utenti.
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